sabato 31 gennaio 2009

verde



















ancora sulla manifestazione di Piazza Farnese


Mi ha molto stupita il comportamento dei giornalisti, riguardo alla manifestazione indetta dai familiari delle vittime di mafia, in difesa di magistrati coraggiosi che cercano la verità.

Sulla stampa si sono fatte molte chiacchiere su una presunta offesa di Di Pietro al Presidente della Repubblica.
Sono andata a guardare ed ascoltare la registrazione su Micromega, vedi post precedente sulle accuse di Di Pietro al Presidente Napolitano, e ho riscontrato che si trattava di bugie.

Silenzio assoluto della stampa invece, riguardo alle dichiarazioni dei parenti delle vittime della mafia.
Mi riferisco soprattutto al fratello di Paolo Borsellino, che fa delle accuse pesantissime ad alcuni politici; accuse tanto pesanti da meritare, se non vere, una denuncia immediata.

E la stampa che cosa ha fatto? Non ha né commentato né riportato una notizia esplosiva, e ha deviato l'interesse dei lettori su una notizia inesistente, ossia sulla presunta offesa al Presidente della Repubblica.

Perché?

Ma veniamo alle accuse di Salvatore Borsellino.
Riferisce che prima di essere assassinato, suo fratello ebbe un incontro con Mancino, attuale vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, da cui uscì sconvolto.

In quell'incontro sarebbe stato prospettato al giudice un accordo dello Stato con la mafia.
Paolo Borsellino, poco dopo, fu fatto saltare in aria con la sua scorta.

Salvatore Borsellino considera la morte del fratello un omicidio di stato, a causa del suo rifiuto di aderire a quel patto immondo.

L'onorevole Mancino si difende negando di aver mai incontrato il giudice Borsellino. Dichiara anzi di non aver mai saputo neanche che faccia avesse Paolo Borsellino.
Ma come è possibile, dato che Mancino, allora ministro dell'Interno, certamente aveva partecipato alle esequie del giudice Falcone, durante le quali Paolo Borsellino portò a spalla la bara del giudice assassinato?

Ma c'è di più, mi sembra che Salvatore Borsellino chiami direttamente in causa per la soppressione del fratello, il Sisde, ossia i nostri servizi segreti.

Mi sembrano affermazioni gravissime. Per ora tutto tace riguardo ad esse.





giovedì 29 gennaio 2009

Caprarola




sulle accuse di Di Pietro al Presidente Napolitano


Ieri Di Pietro, durante la manifestazione svoltasi a Roma, in difesa di alcuni coraggiosi magistrati, ha rivolto al Presidente della Repubblica Napolitano delle rispettose accuse di non essere sempre stato imparziale.

Riguardo alle strumentalizzazioni delle sue parole, rimando all'articolo di Paolo Flores D'Arcais su Micromega che anzi, perché ognuno possa giudicare da solo, riporta la registrazione dell'intervento di Di Pietro.

Una domanda però io me la pongo da un po' di tempo:

Il giudice De Magistris lavorava presso la Procura di Catanzaro su 3 inchieste, durante le quali aveva scoperto connessioni indebite tra politici, maneggioni, mafiosi, e magistrati della stessa Procura di Catanzaro.

La Procura di Catanzaro si rivolse alla Procura di Salerno, che secondo la legge ha titolo ad indagare su di essa, per denunciare comportamenti illeciti del predetto De Magistris.
Contemporaneamente anche De Magistris si rivolse a Salerno per lamentarsi degli ostacoli che gli venivano opposti dalla Procura di Catanzaro all'espletamento delle sue inchieste.

La Procura di Salerno si trovò dunque a dover indagare su entrambi i soggetti, cioè sia su De Magistris, che sulla Procura di Catanzaro.
Dagli accertamenti svolti su De Magistris risultò che il suo comportamento era stato ineccepibile.
Riguardo alla Procura di Catanzaro invece, sappiamo che la Procura di Salerno, nonostante le innumerevoli richieste degli atti che le avrebbero permesso di svolgere gli accertamenti, mai riuscì ad ottenerli da Catanzaro, tanto che alla fine Salerno fu costretta a presentarsi con le forze dell'ordine, per acquisire gli atti tramite una perquisizione.

A questo punto ci fu, credo in spregio delle procedure di legge, una controperquisizione da parte di Catanzaro e grandi proteste contro Salerno.
Il Tribunale del Riesame indagò e deliberò che il comportamento della Procura di Salerno era stato ineccepibile.

Risultato: Salerno, che ha seguito con coraggio la legge, è stata punita nella persona del Capo della Procura dott. Apicella, esautorato e privato dello stipendio, e dei suoi aggiunti, che sono stati trasferiti.

Impossibile che il Capo dello Stato, che è anche Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, non ne sapesse niente. E dal momento che doveva per forza esserne a conoscenza, come ha potuto tollerare un simile modo di procedere degli organi superiori della magistratura?
E' una cosa troppo grave, per tutte le sue implicazioni.
E vedi poi la questione del Lodo Alfano in cui le 4 supreme cariche dello Stato, compreso il Presidente della Repubblica, diventano per legge al di sopra della legge.
Credo che a questo volesse riferirsi Di Pietro quando ha accusato il Capo dello Stato di non essere stato imparziale.
Per me, in democrazia, deve essere garantito il diritto di criticare tutte le cariche dello Stato. Altrimenti saremmo in regime dittatoriale.
Voi che ne dite?




mercoledì 28 gennaio 2009

suggestioni


















martedì 27 gennaio 2009

pedofilia


Il pettirosso

Aveva gli occhi come un pettirosso
era una donna di undici anni e mezzo
si alzò la gonna per saltare il fosso
aveva addosso un vestitino rosso.
Mentre passava in mezzo a quel giardino
di settant'anni incontrò un bambino
voleva ancora afferrare tutto
e non sapeva cos'è bello e cos'è brutto
e l'afferrò con cattiveria
lei si trovò le gambe in aria
lui che cercava cosa fare
c'era paura e c'era male.
E il male lo afferrò proprio nel cuore
come succede con il primo amore
e lei allora lo prese tra le braccia
con le manine gli accarezzò la faccia.
così per sempre si addormentò per riposare
come un bambino stanco di giocare.
Gino Paoli

Questa è una canzone contenuta nell’ultimo album di Gino Paoli.
Si parla di un uomo settantenne che tenta di stuprare una bambina di undici anni e mezzo. Non riesce a portare a termine lo stupro perché lo coglie un infarto. A quel punto la bimba gli fa una carezza.

La Commissione Bicamerale per l’infanzia, presieduta da Alessandra Mussolini, lo ha convocato per chiarimenti, in quanto dal testo sembra che la piccola vittima perdoni il bruto.
Il cantautore non si è presentato.

Nell’ultima trasmissione di Fabio Fazio Che tempo che fa, Paoli ha parlato del suo modo di vedere la questione.
Ha detto che un prodotto artistico non può essere sottoposto alla morale corrente, perché racconta delle emozioni, non può accettare censure. Inoltre nel testo non si parlava di perdono ma di umana pietà.

Le sue spiegazioni non mi hanno convinta. Il testo mi sembra veramente ambiguo, perché

- una persona di undici anni e mezzo non è una donna, ma una bambina;
- un uomo di settant’anni conosce la differenza tra il bene e il male;
- il vecchio stupratore non è definito un pedofilo ma un matto che merita pietà;
- dopo il tentato stupro la bimba accarezza il povero pedofilo morto.

Ora, anche se non pienamente riuscito, lo stupro è per tutti, figuriamoci per una bambina, una violenza emotiva indicibile e un dolore fisico terrificante.
Secondo Paoli invece la bambina, a differenza degli adulti, non ha sovrastrutture ideologiche, e quindi non tende a creare mostri.
Ma che discorso è questo? un adulto che tenta di violentare una bambina, è un mostro.

Un paio di anni fa l’IDV, e qualche tempo fa il PDL, ha presentato una proposta di legge contro la pedofilia culturale.
Trovo giusto dare più aiuti alle forze dell’ordine per perseguire la pedofilia on line; così come vorrei che fosse impedito per sempre a coloro che nell’esercizio delle proprie funzioni, per esempio di insegnamento, hanno tentato approcci sessuali con i bambini, di tornare a lavorare con i minori, ecc.

Ma se per pedofilia culturale si intende censurare e impedire la trasmissione di una canzone come questa di Paoli, non sono d’accordo.
Quindi: censura no, l’articolo 21 della Costituzione garantisce a tutti libertà d’espressione.

Però, chiunque si esprime, e quindi anche un artista, deve accettare le critiche altrui. E non solo posso dire che una canzone è brutta e perché la ritengo brutta, ma anche, come in questo caso, che la canzone è ambigua e sembra mettere il pedofilo nel novero di quelli che, poverini, non sanno quello che fanno, e quindi hanno diritto alla pietà o perdono che sia.

Altre volte ho letto o sentito espressioni molto più che ambigue riguardo alla pedofilia.
Mi riferisco per esempio a Daniele Capezzone, ex-portavoce dei Radicali, che in un convegno promosso dal partito di Pannella nel '98 sul tema "Pedofilia e Intemet”, spiegava che la pedofilia «al pari di qualunque orientamento e preferenza sessuale, non può essere considerata un reato».

Nel caso di Paoli, un malpensante, l’attore Luca Barbareschi, ora onorevole della destra, ha insinuato che Paoli abbia scritto apposta in quel modo, per far parlare di sé.

Concludo con un libro molto interessante di Abraham Yehoshua: Il potere terribile di una piccola colpa, sul rapporto tra arte ed etica.
In buona sostanza, penso che se uno scrittore deve descrivere un disgraziato, un malfattore, è chiaro che mi deve mostrare quello che fa. Però sempre secondo me lo scrittore, senza dirlo esplicitamente, in qualche modo deve far capire che non è d’accordo con quello che fa il suo personaggio.




non lasciamoli soli

sul sito di Beppe Grillo notizie su:


Free_Tibet



pecorelle...


















lunedì 26 gennaio 2009

Obama, Israele e Palestina


L'elezione di Obama, il nuovo Presidente degli Stati Uniti d'America, ha suscitato molte speranze.


Il fatto stesso che sia stato eletto, da parte dei cittadini di una nazione con tanti neri e contemporaneamente così razzista, è un fatto eccezionale.
Ho avuto l’impressione che abbia contato anche il suo aspetto: è un nero, ma si presenta come un bianco colto ed elegante.

Spero molto che Obama sappia innovare l’atteggiamento americano di difesa senza eccezioni dello stato di Israele, mostrando maggiore equidistanza riguardo ai due popoli: Ebrei e Palestinesi.

Lo stato ebraico è nato togliendo la terra ai palestinesi, è un difetto d’origine.
E questo è avvenuto credo, anche per i sensi di colpa degli occidentali per gli orrori subiti dagli ebrei, che essi non erano riusciti o non si erano impegnati ad impedire, una sorta di riparazione.

Credo anche che la Shoah abbia segnato una linea di confine nella storia dell'umanità. Aver oltrepassato un limite morale importantissimo, crea un'ulteriore facilità a valicarlo ancora, se non si sta molto attenti.

Ma da un popolo che ha subito simili disumane violenze, pur comprendendo il suo timore che possano di nuovo verificarsi, non posso accettare una difesa così sproporzionata contro i lanci di razzi di Hamas.

Difesa risoltasi in un attacco alla popolazione civile, ristretta in una enclave, e con la presenza di un numero enorme di bambini. Inutile distruzione di case, in molti casi atrocità insane non motivate da un bisogno effettivo.

Ma è la guerra che fa schifo, può mai la guerra rispettare le persone? Di nuovo penso che ogni volta che c’è una guerra, e cioè un modo totalmente irrazionale per tentare di risolvere un problema, ci può essere solo un peggioramento nei comportamenti aggressivi e di disumanità.

Ma il rimprovero rivolto ad Israele è da rivolgere anche ad Hamas: sapeva benissimo quello che sarebbe successo con il suo lancio di razzi, e se ne è fregato altamente delle conseguenze che ciò avrebbe avuto sul suo popolo. Anzi, c’è chi pensa che l’abbia fatto apposta: la pace tra palestinesi ed ebrei li metterebbe all’angolo, li renderebbe inutili.

Spero che questi due popoli siano intelligenti, e capiscano che possono vivere in pace e accanto come due stati separati. Hanno tante affinità tra di loro ed entrambi hanno un nemico interno da combattere: i Palestinesi hanno Hamas e gli Ebrei hanno gli ultraortodossi.


I Palestinesi hanno perso una grande occasione quando l'ex Presidente americano Bill Clinton, alla fine del suo mandato, sapendo che sarebbe passato alla storia se ci fosse riuscito, scatenò tutte le sue forze per promuovere un accordo di pace definitivo tra questi due popoli.

Se ricordo bene, fu Arafat a rifiutare di siglare l'accordo di pace, che concedeva ai Palestinesi quello che mai più gli verrà offerto.

Nel suo discorso Obama si è rivolto ai musulmani con un messaggio di disponibilità sulla base dei comuni interessi alla pace e agli accordi economici, se ho ben capito. Questo potrebbe anche essere un segno di un futuro più aperto rapporto anche verso i palestinesi? Speriamo.

Del resto del discorso mi è piaciuto il riferimento a ritrovare i vecchi valori di uguaglianza e dignità di tutti gli individui, a riscoprire il valore del forte e onesto lavoro per superare gli ostacoli, la sua sensibilità ecologica e la promessa di lavorare per non continuare a rovinare il mondo, il suo riconoscimento che non si è vigilato su chi architettava imbrogli che hanno devastato l’economia mondiale, il riconoscimento che la mescolanza di popoli all’interno di uno stesso stato o del globo, è una ricchezza.
Vedremo se saranno belle parole o si applicherà davvero per cominciare a risolvere questi problemi, davvero molto grandi.




martedì 13 gennaio 2009

domenica 11 gennaio 2009

I libri della mia vita. Un tema come a scuola



I libri della mia vita sarà a giorni l'argomento del gruppo di lettura a cui partecipo.
Questo tema ha richiamato alla mia mente un sacco di ricordi.
A casa mia, quand' ero piccola, non c'erano molti libri, all'infuori del sillabario.
Per cui mi gettavo avidamente perfino sulla carta di giornale in cui era avvolta la spesa che mia madre riportava dal mercato.

Però avevo uno zio a cui ero affezionatissima. Lavorava al nord e un paio di volte all'anno passava a trovarci. Non dimenticava mai di portare un regalo per me, e spesso era un libro.
Erano libri per ragazzi dalle belle copertine, su cui mi soffermavo a sognare, ma ricordo di non averli mai letti completamente.
Forse lo sentivo come un compito. Ero molto lusingata dall'apprezzamento nei miei confronti perché ero brava a scuola, ma forse volevo essere amata semplicemente perchè ero una nipotina.
Alla scuola media c'era la biblioteca d'istituto ma non sempre l'insegnante lasciava noi scolare libere di scegliere. A volte mi capitava di dover leggere un libro per cui non provavo alcun interesse, e anzi di doverlo anche riassumere e scriverci su un commento.
A scuola molte cose vanno approfondite con gli strumenti concettuali che solo l'insegnante può fornire, ma poi, come dice Pennac, ci vuole uno spazio di tempo dedicato alla lettura libera, senza altri doveri che non siano la libera esposizione e discussione.
Un'ultima notazione riferita al periodo delle scuole elementari e medie: non ho mai potuto sopportare Pinocchio, con quel povero burattino costretto a trasformarsi in un ragazzino saggio, l'ho sempre considerato un libro molto moralistico.

La mia famiglia era credente, pur non essendo bigotta, ma non reagì bene ai miei primi dubbi sull'esistenza della divinità.
Al ginnasio conobbi un' insegnante di religione molto disponibile a cui potei esporre i miei rovelli. Le chiesi qualche testo su cui approfondire l'argomento, e lei me ne prestò uno, probabilmente di teologia.

Non ci capii una mazza. Nel frattempo i miei dubbi aumentarono, ma quel primo libro mi spinse verso la filosofia.
Comprai e lessi anche la Bibbia, rimanendo molto colpita dalle narrazioni contenute nell'Antico Testamento.

Un altro regalo del ginnasio fu l'innamoramento per la lettura ad alta voce, si potrebbe anche dire per la recitazione. Anche qui la colpevole fu un'insegnante che, a turno, ci faceva leggere in classe I Promessi Sposi.
Al liceo ho goduto della liberalità di alcune compagne di scuola, che mi hanno permesso di attingere alle loro biblioteche casalinghe. E così ho letto con godimento Guerra e pace di Tolstoi (saltando le descrizioni delle battaglie, e subendo il fascino dei dialoghi in francese), e Giuseppe Berto, che mi fece incontrare col concetto di psicoanalisi.
A quei tempi c'erano i famosi sceneggiati televisivi, fatti benissimo anche se oggi sarebbero probabilmente considerati di una lentezza esasperante; ci hanno fatto conoscere grandissimi autori: Dickens e tanti altri. Ma in tele si trasmetteva anche teatro: Shakespeare e le tragedie greche, ne ricavavo noia e fascinazione insieme.
Uscirono anche godibilissimi film, che andavo a vedere con le mie amiche, ricordo in particolare Tom Jones, basato sul romanzo di Henry Fielding.

Durante gli studi liceali naturalmente, ho conosciuto Dante.
Se mi chiedessero di esprimere con una sola frase il mio amore per la letteratura, riporterei il verso del canto di Ulisse: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza.

Per caso un giorno, vidi esposto in una vetrina un libro di Bertrand Russell. Non ricordo perché mi colpì, ma cominciai a leggere questo filosofo, che fece parlare di sé anche per l'opposizione agli USA durante la guerra in Vietnam.
Credo che la sua Storia della filosofia occidentale sia un'opera geniale, per l'attenzione grandissima posta nel far emergere l'ambiente storico e culturale da cui ogni filosofo proviene. Russell era anche esperto di matematica e questo, per la comprensione di alcuni filosofi è di importanza fondamentale.

Durante l'adolescenza ho letto un sacco di letteratura rosa; ma allora non fa male? Forse il segreto, come al solito, sta nel leggere tante cose diverse.

All'Università mi innamorai di Freud.
Oggi ci si interroga su cosa sia rimasto di valido nella psicoanalisi.
Oggi rischiamo di diventare delle macchine: tempo fa ho sentito propagandare una pillola capace di abolire i ricordi dolorosi. Il messaggio sembra essere: se basta una pillola, perché cercare faticosamente di affrontare i problemi con una maturazione mentale ed emotiva?
Ma a parte questo, se leggete i casi clinici, vi troverete di fronte a narrazioni letterarie di grande interesse e fascino.

Fra gli scrittori che ho incontrato in tempi più o meno recenti, ci sono Primo Levi, Kundera, Carver, Yehoshua.
Considero quest'ultimo il più grande scrittore esistente, ogni volta che esce un suo libro provo un grande piacere all'idea di trascorrere un bel po' di tempo insieme a questa persona e al mondo in cui mi fa entrare. Yehoshua mi interessa anche perché fa una riflessione sull'etica nella letteratura.
Quanto a Carver è un mago nel creare un mondo e una storia nello spazio di un racconto, senza parole superflue ma suscitando, come ha detto un suo critico, sensazioni di attesa.
Ho impiegato molti anni per decidermi a leggere Primo Levi. Non volevo soffrire. Ho incontrato un grande che non fa retorica, e che ti coinvolge in una domanda terribile: perché chi è sopravvissuto all'orrore di un lager, si sente in colpa rispetto a chi non ce l'ha fatta?

Ho parlato solo di alcuni, ho tralasciato quelli che mi vergogno di non aver letto ancora, voglio terminare con uno che godo a non aver letto ancora: Robert Musil, col suo lungo e incompiuto Uomo senza qualità.

E in ultimo voglio ricordare la persona che mi ha fatto innamorare della lettura: la mia nonna materna, che mi ha raccontato le favole campane e tante storie.
Quando ha finito le sue storie, sono andata a cercarle sui libri. E' un piacere così grande mangiare, oh pardon, leggere un libro!




da leggere (o ri-leggere)























Innanzitutto, buon anno a tutti, e scusate per la lunga assenza.
Cominciamo con un piccolo suggerimento di lettura. In mancanza di belle notizie, almeno facciamo il pieno di buona letteratura:

Thomas Mann, La montagna incantata
Robert Musil, L'uomo senza qualità
Henry F. Ellenberger, La scoperta dell'inconscio
Francois Rabelais, Gargantua e Pantagruel
Voltaire, Candido; Zadig.