martedì 24 marzo 2009

Monte Gelato



acqua


Ho letto ieri sui giornali che il Forum mondiale sull'acqua, riunitosi a Istanbul, si è risolto in un fallimento.


Si voleva arrivare alla dichiarazione che l'accesso all'acqua è un diritto per tutti gli esseri umani.
Si è invece arrivati alla conclusione che l'accesso all'acqua è un bisogno ma non un diritto.

Ricordo che 2 miliardi e 1/2 di persone non hanno accesso all'acqua.

Ricordo che in Italia, con l'approvazione di maggioranza e opposizione (orrore!) è passata la disposizione per cui l'acqua sarà gestita non più da enti pubblici, ma da privati.
Questo è pericolosissimo, significa che non sarà più assicurato il diritto di tutti, anche non abbienti, a bere e lavarsi.
Significa che il privato deciderà il costo dell'acqua.
Significa che il privato potrà mettersi d'accordo con altri gestori privati dell'acqua e concordare un prezzo non concorrenziale, ecc. ecc.

Un ringraziamento ai nostri politici, i quali hanno deciso di fare dell'acqua una merce, e una nuova fonte di guadagno per alcuni !




venerdì 20 marzo 2009

Urbino



il fine vita

Ho letto sui giornali della morte di Natasha Richardson, figlia di Vanessa Redgrave.
Era andata a sciare, è caduta battendo la testa. E' precipitata in un coma irreversibile.
I suoi familiari, ossia suo marito e sua madre hanno, nell'arco di 2 o 3 giorni, chiesto e ottenuto di staccare la spina.
Il mio pensiero è andato immediatamente alla tortura, durata diciassette anni, di Eluana Englaro e dei suoi genitori. Ricorderete che il padre di Eluana è stato anche accusato di omicidio per aver infine proceduto, confortato dal giudizio dei tribunali, al rifiuto dell'alimentazione forzata nei confronti della figlia.
Ora due sono le alternative: è criminale l'America che ha concesso nel caso della Richardson il distacco della spina, ed ha accettato che si possa diagnosticare un coma irreversibile dopo pochissimi giorni, o ha sbagliato l'Italia che ha rifiutato di liberare da un'atroce non-vita una persona il cui cervello si era ridotto ad un pugno di cellule ?



mercoledì 18 marzo 2009

Vallerano



















la morale del papa e le sofferenze umane


Io non saprei dirlo meglio, perciò vi segnalo un articolo di Marco Travaglio sull'invito del papa a non usare il preservativo, per proteggersi dall'Aids:

http://voglioscendere.ilcannocchiale.it/?r=85821



martedì 3 marzo 2009

senza titolo



diritto alla vita-salute

Vedi l'ipocrisia e la falsità di Chiesa e Stato di fronte alla salute e alla morte delle persone, in un articolo di Micromega:
la-malasanita-e-anticristiana/



domenica 1 marzo 2009

Viterbo



Palestina: Suad Amiry

Suad Amiry è nata a Damasco da genitori esuli dalla Palestina, in seguito alla costituzione dello stato di Israele nel 1948.
Ha vissuto in Giordania, Siria, Libano ed Egitto. Ha studiato all'estero, ed ha scelto di tornare a vivere in Palestina, a
Ramallah.

Insegna architettura all'Università, e ha fondato un centro per lo studio dell'architettura storica palestinese.

Ha partecipato nel 1991-93 ai colloqui di pace in America, in seno alla delegazione palestinese.
Dopo aver sposato suo marito, ha vissuto per 7 anni come clandestina nel suo paese, in attesa della carta d'identità.

E' una donna alta e, penso, molto simpatica, tra i 50 e i 60 anni.

Tempo fa mi sono trovata tra le mani un suo libretto, edito da Feltrinelli, dal titolo
Sharon e mia suocera.
Nel testo narra di due sciagure: fuori casa l'occupazione israeliana, dentro casa la convivenza forzata, a causa del coprifuoco, con la suocera ultranovantenne. Suocera che si ostina a mantenere abitudini da tempo di pace.

Perché ho detto che Amiry dev'essere un tipo simpatico?
Perché ci racconta con garbo ed ironia l'assurdità della vita nei territori occupati
: check-point ogni pochi chilometri, permessi da richiedere per attraversare zone che si debbono attraversare ogni giorno per andare al lavoro, code da fare per ottenere i permessi, passaporti concessi più facilmente ai cani che alle persone, sospensione del coprifuoco che dura pochissimo senza darti il tempo di fare la spesa, scuole chiuse, case distrutte, serrature sfondate, furti nelle case da parte dei soldati israeliani, devastazione degli uliveti che danno il pane agli agricoltori, costruzione del muro che separa le case dai campi, ecc.ecc.ecc.

E tenete presente che questa è la vita raccontata da una persona della buona borghesia, dotata di cultura e mezzi economici, che le permettono di sopportare questi avvenimenti con spirito e di rifornire la dispensa in previsione dell'assedio.
Non oso pensare alla maggioranza della popolazione, che vive nella povertà già normalmente.

Amiry è una donna spiritosa che, per non impazzire, fa saltare i nervi al soldato israeliano che interroga lei e il marito, fissandogli gli occhi addosso muta, o che al solito soldato che le chiede spiegazioni sul perché di un viaggio in Inghilterra risponde che c'è andata per ballare, o al gendarme che la ferma al check point e la trova senza passaporto risponde che però ce l'ha il cane e lei gli fa da autista.
Voi ci angariate? Non possiamo far molto, ma almeno ci sfoghiamo prendendovi per i fondelli.

Sharon e mia suocera, seguito da Se questa è vita, è quindi una specie di diario dell'occupazione, costituito originariamente dalle mail che lei inviava agli amici per sfogarsi.

Il nostro architetto deve aver preso gusto a scrivere, anzi a fare il cantastorie come dice lei, e ha proseguito con un terzo libro Niente sesso in città.
Naturalmente non è vero che i Palestinesi non facciano sesso, è un titolo provocatorio che vuol smentire alcuni stereotipi, soprattutto sulle donne orientali.

E' il racconto degli incontri mensili in un ristorante bene di Ramallah di un gruppo di donne sulla cinquantina, e di alcune tra i trenta e i quaranta.
Parlano di vita privata, di amore, di chirurgia estetica e di politica.
Soprattutto le sue coetanee, che hanno impiegato la giovinezza nella lotta insieme all'OLP in favore della costruzione di uno stato palestinese, si sentono spiazzate dalla vittoria di Hamas, nelle ultime elezioni.
Hanno lottato per la nascita di una Palestina laica e democratica, ed hanno il timore che la popolazione, ormai arrabbiata e scoraggiata, si butti in braccio ai terroristi fondamentalisti.

A questo punto Amiry presenta una tesi amaramente provocatoria, perché ha vinto Hamas? Perché anche la Palestina, come il suo gruppo di amiche, sta attraversando la crisi della menopausa.






ceramica: particolare



Israele e Palestina

Recentemente il mio gruppo di lettura ha discusso molto del lungo conflitto tra Israele e Palestina.

Avevo scritto alcuni pensieri in occasione del'elezione di Barak Obama, vedi il post Obama, Israele e Palestina

Di fronte ad alcune tesi che mi sembravano troppo spalmate in difesa di Israele, ho cercato di documentarmi.
E
sono rimasta colpita da quanto afferma Ettore Masina, un vecchio giornalista che ha lavorato in Rai. vedi www.ettoremasina.it , in particolare dal suo articolo-lettera Gli aquiloni di Gaza.

Cosa dice Masina?
Che la guerra continua tra israeliani e palestinesi è una tragedia alimentata dalla disinformazione: l'opinione pubblica internazionale, condizionata dalla propaganda israeliana, non porge orecchio ai diritti e alla libertà negati ai palestinesi.

Masina ripercorre quindi la storia di questo angolo di terra, così importante per la pace del resto del mondo.

Ci ricorda che dopo la prima guerra mondiale, e la disgregazione dell'impero ottomano, le Grandi Potenze ridisegnarono la carta geopolitica dell'area.
Su pressione del movimento sionista,
si cominciò a progettare uno stato ebraico da erigere nelle antiche terre dei Patriarchi e dei Profeti.

Subito dopo la seconda guerra mondiale,
la cattiva coscienza dell'Europa e degli Stati Uniti per non aver impedito il genocidio ebraico aiutò a tradurre il progetto in realtà:
fu la realizzazione di un sogno per gli ebrei, ma una sciagura per gli arabi.

Il nuovo stato fu insediato non in una regione semi-deserta, come sostenuto dalla propaganda sionista, ma in una zona popolosa.

Grandi masse di arabi furono costrette all'esodo
dalle terre in cui erano nate e avevano vissuto i loro avi.

Alla crescente opposizione palestinese si contrappose un feroce terrorismo sionista.

Sembrò che l'aver vissuto la Shoah potesse permettere ai superstiti qualunque crudeltà. Questa legittimazione della violenza venne sostenuta dai mass-media vicini alla ricca diaspora ebraica negli Stati Uniti.

Qual era nel frattempo la situazione dei Palestinesi ?
Una parte di loro costretta in altri stati come la Giordania, altri divenuti profughi, altri ancora divenuti minoranza priva di qualunque potere politico all'interno del nuovo stato ebraico.

Nonostante ciò l'opinione pubblica occidentale introiettò la convinzione che il nuovo stato fosse un caposaldo della civiltà bianca nel Medio Oriente.
Le guerre dei regimi arabi contro lo stato ebraico rinforzarono l'immagine di un piccolo Israele minacciato da una valanga di nemici e quindi costretto all'uso della forza.
Pochi si accorsero che col passare del tempo questa immagine non rappresentava la realtà, per il crescente appoggio prestato dagli Stati Uniti allo stato ebraico, che attualmente possiede il quinto esercito della terra , e un rilevante armamento nucleare.

Chi sostiene che è giunto il momento di chiedere ad Israele un sincero assenso ad una pace che garantisca giustizia ai palestinesi, è messo a tacere con l'accusa di antiebraismo. Anzi qualche volta l'accusa è di antisemitismo: i filo-israeliani meno colti non sanno neppure che anche i palestinesi sono semiti.

Le sconfitte arabe hanno di fatto consegnato ad Israele l'intera area destinata, secondo i progetti dell'ONU, ad uno stato palestinese.
Israele si è trasformata in una potenza coloniale che opprime un popolo sempre più disperato con continue violazioni dei diritti umani, e hanno vita durissima i pacifisti israeliani costruttori di ponti fra i due popoli.

Non mancano responsabilità da parte palestinese: traditi dai paesi arabi, con una dirigenza politica frammentata e a volte corrotta, provocati in continuazione dall'esercito israeliano, gli abitanti dei territori occupati hanno commesso anche loro molti errori. Il terrorismo con cui hanno reagito alla disperazione, è in ogni caso criminale.

Ma contro il terrorismo vero e presunto: punizioni collettive consistenti in case abbattute, blocchi stradali che isolano villaggi e città per giorni e giorni, impedendo l'accesso anche alle ambulanze, uso della tortura, imprigionamento dei ragazzi, chiusura delle scuole, sradicamento degli uliveti, fonte di sostentamento per la popolazione contadina, erezione di un muro che attraversa i paesi e isola i villaggi dai campi, sequestro di terre per darle ai coloni armati.

Nello stato ebraico sono presenti forze politiche che sognano di costringere gli arabi ad un esodo definitivo dalla loro terra;
altre forze più numerose che premono per la costruzione di un regime di apartheid affidato all'esercito;
altre ancora disponibili alla creazione di uno stato arabo, ma a pelle di leopardo: isole palestinesi all'interno dello stato israeliano, collegate da esili corridoi.
Queste forze hanno sempre lavorato contro ogni piano di pace.

Durante l'offensiva delle scorse settimane, i generali sapevano bene che stavano compiendo un macello, bombardando dal cielo e dal mare, e invadendo direttamente una stretta striscia di terra con 2500 persone per km2, ove una metà della popolazione ha meno di 15 anni.