mercoledì 4 aprile 2012

Spunti di psiconanisi infantile - 2



Ostacoli all'empatia con i bambini

Secondo Christine Olden è più difficile per un adulto avere un buon contatto con i bambini, che con gli altri adulti.
Come ci si può porre di fronte ad un esserino che concepisce il mondo come un armadio per i suoi bisogni, che vede tutto in termini di bianco/nero, che vive tutte le sue esperienze con un'intensa soggettività, e che per comprendere quanto lo circonda non si affida all'intelligenza, ma alle sue fantasie riguardanti la nascita e il sesso?
La grande differenza nella struttura dell'Io e nel funzionamento del principio di realtà ostacola la comprensione tra grandi e piccoli.
Da un lato sta la consolidata struttura dell'Io dell'adulto (debole o forte che sia), dall'altro l'Io in evoluzione del bambino, ondeggiante tra progressione e regressione, costantemente in trasformazione, impegnato com'è nella lotta contro le pulsioni.
Ci sono adulti cui piace stare con i bambini e che tuttavia non hanno la capacità di un'empatia matura.
Sono quegli adulti cui piace giocare con i bambini, fargli dei regali, eccitarli con smorfie e giochi un po' sadici.
Freud si riferiva ai loro sentimenti per i bambini come ad una tenerezza aggressiva.
La presenza dei bambini sembra farli regredire al livello infantile, in cui si sentono bambino con bambino, agendo la propria irrisolta sessualità infantile.
Naturalmente ciò è molto diverso dal comprendere realmente un bambino.
Un altro tipo di amore per i bambini consiste nel mettersi dalla parte del bambino, felici se il bambino è felice, disperati se è infelice.
Queste persone si comportano verso il bambino come avrebbero desiderato essere trattati essi stessi.
Non è vera comprensione. La sottostante aggressività viene fuori nei confronti dei genitori del bambino o degli altri bambini che minacciano il loro tesoruccio.
Questo secondo tipo di persone costituisce già un passo avanti rispetto ai teneri aggressivi, ma la loro capacità di entrare in empatia con un certo bambino dipende da quanto possono rivedere in lui i propri bisogni narcisistici da appagare.
Sono sotto l'influsso del processo primario e non hanno successo nell'aiutare il bambino a svilupparsi e a sublimare.
L'empatia matura è indipendente dall'amore narcisistico per l'oggetto; questa è una delle ragioni per cui l'empatia dei genitori per i loro bambini è più complicata da raggiungere di quella per altri bambini.
Ma quali sono i meccanismi e le barriere che bloccano l'empatia?
Una prima risposta è certamente l'aggressività.
Non mancano esempi nella storia di pianificate e razionalizzate punizioni verso l'infanzia: i metodi di medici ed educatori per trattare la masturbazione, i trucchi per impedire di succhiarsi il pollice o mangiarsi le unghie, e così via.
Dobbiamo però chiederci perché i bambini sono il bersaglio per eccellenza delle pulsioni aggressive degli adulti.
La differenza di taglia non può essere una spiegazione soddisfacente.
Sembra giusto pensare che il bambino, vivendo in accordo col processo primario, minacci costantemente le difese erette dall'adulto contro il ricordo del paradiso perduto.
Il bambino rassicura l'adulto solo fin quando adempie il compito di oggetto di esibizione.
Ma il bambino minaccia l'adulto anche facendogli rivivere indirettamente le angosce infantili derivanti dal rapporto di dipendenza dai genitori, dipendenza che induceva su padre e madre una proiezione massiccia di onnipotenza persecutoria.
Per concludere, l'abilità di entrare in empatia con i bambini sembra dipendere da due fattori:
1- l'aver parzialmente conservato dei tratti infantili, ad esempio una certa quantità di passività (che renderà possibile la pazienza), o deboli fissazioni anali (che faciliteranno l'accettazione dei processi primari).
Naturalmente questi tratti non devono dominare la personalità né interferire col senso di realtà dell'adulto.
2- l'aver raggiunto un certo grado di riconciliazione con la propria infanzia, sia stata essa buona o cattiva.
Se si diventa capaci di rivivere elaborandole le emozioni infantili, non ci sarà il rischio di rimanere sedotti o danneggiati dal contatto con le manifestazioni del processo primario.


riferimenti bibliografici
Christine Olden, On Adult Empathy with Children, The Psycoanalytical Study of the Child, vol. 8, 1953



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